La qualità dell’integrazione scolastica: il manuale di autovalutazione l'esperienza di Viterbo
La qualità dell’integrazione scolastica: il manuale di autovalutazione
Ada Maurizio[1] e Vincenzo Di Gemma[2]
I bisogni educativi speciali
Dopo oltre trenta anni dalla prima legge che ha avviato l’integrazione scolastica in Italia, la 517/77, e a seguito della recente legge del 3/03/2008 che ha ratificato la Convenzione Internazionale dei diritti delle persone con
disabilità, siglata a New York nel 2006, e che ha istituito l’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, quali sono le prospettive dell’integrazione scolastica nel nostro Paese?Nella scuola italiana gli alunni con diagnosi di disabilità sono attualmente circa il 2/3% della popolazione scolastica. Ad essi si aggiungono quelli con bisogni educativi speciali (BES) che rappresentano circa il 15% del totale degli alunni. Secondo una recente definizione adottata nel 2008 dalla Provincia autonoma di Trento per favorire l’integrazione e l’inclusione degli studenti con bisogni educativi speciali, in applicazione della legge provinciale del 2006[3], i bisogni educativi speciali (BES), sono bisogni derivanti da disabilità, da disturbi di apprendimento ovvero da situazioni di svantaggio determinate da particolari condizioni sociali o ambientali secondo l’articolazione specificata dalla legge provinciale e dal regolamento.
Quali risposte può dare il sistema scolastico ai bisogni formativi ed educativi degli alunni disabili e di quelli con disturbo dell’apprendimento?
L’integrazione scolastica in Italia segue, ormai da anni, un protocollo che va dal rilascio della diagnosi funzionale da parte della ASL fino all’assegnazione del docente specializzato alla classe dove è presente l’alunno disabile.
In particolare, i documenti che accompagnano l’alunno disabile a scuola sono indicati dalla Legge 104/92:
- Diagnosi funzionale
- Profilo dinamico funzionale
- Piano educativo individualizzato
Altrettanto chiara è l’organizzazione che deve sostenere e garantire in tutti i suoi passaggi il processo dell’integrazione scolastica degli alunni disabili:
- Gruppo di Lavoro sulla disabilità (GLH): docenti, genitori, operatori socio-sanitari a livello di Istituto
- Gruppo di Lavoro Operativo : docenti, genitori e operatori a livello di singola classe
Il ruolo dell’insegnante specializzato, oggetto di dibattiti e discussioni sin dalla sua istituzione, è ormai definito dalla normativa, sia primaria che secondaria, e consolidato dalla lunga esperienza di integrazione nel nostro Paese.
È chiaro, quindi, che l’integrazione è un processo che coinvolge l’intero sistema scolastico come ha evidenziato l’ultimo documento del MIUR Linee guida per l‘integrazione scolastica degli alunni con disabilità, emanato nel mese di agosto 2009 dalla Direzione per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione.
Le Linee guida richiamano i principi costituzionali e la legislazione italiana in materia di integrazione scolastica e offrono una panoramica sui principi generali a livello nazionale ed internazionale.
La prima parte presenta inoltre l’orientamento attuale nella concezione di disabilità, concezione raccolta in particolare dalla detta Convenzione. Si è andato infatti affermando il “modello sociale della disabilità”, secondo cui la disabilità è dovuta dall’interazione fra il deficit di funzionamento della persona e il contesto sociale.
Quest’ultimo assume dunque, in questa prospettiva, carattere determinante per definire il grado della Qualità della Vita delle persone con disabilità.
In linea con questi principi si trova l’ICF, l’International Classification of Functioning, che si propone come un modello di classificazione bio-psico-sociale decisamente attento all’interazione fra la capacità di funzionamento di una persona e il contesto sociale, culturale e personale in cui essa vive.
La seconda parte entra nelle pratiche scolastiche, individuando problematiche e proposte di intervento concernenti vari aspetti e soggetti istituzionali coinvolti nel processo di integrazione. In particolare, si riconosce la responsabilità educativa di tutto il personale della scuola e si ribadisce la necessità della corretta e puntuale progettazione individualizzata per l’alunno con disabilità, in accordo con gli enti Locali,l’ASL e le famiglie.[4]
Secondo le Linee guida, quindi, la scuola italiana dispone di tutti gli strumenti e di tutte le risorse per garantire la qualità dell’integrazione degli alunni disabili e di quelli con bisogni educativi speciali.
Tuttavia, nella realtà del lavoro quotidiano a scuola, le falle del processo di integrazione sono spesso evidenti e il risultato si traduce in una integrazione parziale dove, a volte, prevalgono la delega all’insegnante specializzato, la routine nelle varie fasi del processo secondo la logica dell’adempimento, oltre alla difficoltà crescente causata dalla insufficienza delle risorse, sia umane che finanziarie.
Un’attenta autovalutazione di istituto diventa determinante per la qualità dell’integrazione scolastica, se utilizzata come strumento di analisi delle variabili che concorrono alla realizzazione dell’intero processo.
L’autovalutazione deve comprendere tutte le aree relative al contesto e all’organizzazione della scuola, con l’obiettivo di valutare la presenza o meno dei requisiti che definiscono la qualità del processo:
- 1. Gestione delle risorse finanziarie specifiche
- 2. Gestione del personale
- 3. Ambienti fisici, accessibilità ed arredi
- 4. Attrezzature e dotazioni
- 5. Organizzazione e progettazione
- 6. Pianificazione educativa e programmazione individualizzata
- 7. Valutazione dell'alunno
- 8. Gestione delle riunioni istituzionali per l’integrazione11. Documentazione
- 9. Partecipazione
- 10. Continuità
- 12. Sistema informativo
- 13. Formazione
- 14. Biblioteca e raccolta software per la didattica speciale
- 15. Ricerche e pubblicazioni
- 16. Gestione dei rischi
- 17. Integrazione con il territorio
- 18. Relazione con le famiglie
- 19. Rapporti con il servizio sanitario
- 20. Rapporti con il volontariato e le associazioni di familiari
- 21. Rapporti con gli Enti Locali
- 22. Soddisfazione degli alunni, delle famiglie e degli stakeholder
- 23. Soddisfazione del personale[5]
Un’esperienza particolarmente significativa è quella realizzata a cura del gruppo di lavoro attivato presso il III Circolo Didattico di Viterbo (scuola capofila del progetto), in collaborazione con la AUSL di Viterbo (U.O.C di Neuropsichiatria Infantile e U.O.C. di Psicologia) e l’Ufficio Scolastico Provinciale di Viterbo e con la partecipazione delle Istituzioni Scolastiche del territorio. Al progetto hanno collaborato la Consulta Provinciale per la Disabilità, Associazione “Campo delle rose”, Associazione Italiana Ciechi e Ipovedenti sez. VT, Associazione Italiana Dislessia sez. VT, Associazione Italiana Persone Down sez. VT.
La ricerca ha prodotto il primo manuale di autovalutazione dell’integrazione scolastica .
Il Progetto S.A.Qu.I
Il progetto “Sistema di Autovalutazione della Qualita' dell'Integrazione/Inclusione” (S.A.Qu.I) rappresenta una modalità innovativa per dare risposte e promuovere la qualità dell’integrazione/inclusione scolastica sia sul versante dei processi organizzativo-gestionali sia sul versante della motivazione dei professionisti coinvolti. Esso è essenzialmente un intervento buttom-up e si differenzia anche per questo da altre iniziative di rilevazione della qualità dell’integrazione promosse e realizzate a livello centrale (vedi indagini ICARE e INVALSI).
L’idea del progetto è nata dall’esigenza di dare continuità ad un lavoro di ricerca svolto in tutte le scuole della provincia di Viterbo attraverso un’indagine conoscitiva sulla qualità della integrazione scolastica.
L’indagine, avviata nel 2005, con il coordinamento a cura del III circolo didattico di Viterbo, progettata e realizzata da un gruppo di lavoro interistituzionale (Scuola, AUSL), è stata effettuata attraverso questionari, interviste strutturate e focus group. Il lavoro d’indagine ha riguardato la totalità delle scuole della provincia coinvolgendo tutti i dirigenti scolastici, tutti gli insegnanti di sostegno e un campione (casuale e stratificato) di insegnanti curricolari. I dati dell’indagine, elaborati con un software statistico, sono stati analizzati e commentanti e successivamente diffusi in un convegno tenutosi a Viterbo nel maggio 2007.
La ricerca ha permesso di individuare come più rilevanti per la qualità dell’integrazione i seguenti punti critici del funzionamento organizzativo che possono essere considerati sia generali, cioè tipici dell’organizzazione Scuola nel suo complesso e della sua normativa, sia specifici in quanto attribuibili a carenze gestionali delle singole istituzioni scolastiche:
- dispersione e scarsa valorizzazione delle competenze;
- elevato drop-out dei professionisti dal sostegno;
- discontinuità e disomogeneità degli interventi;
- scarso riconoscimento professionale e a volte isolamento organizzativo (sia in senso verticale che orizzontale) dell’insegnante di sostegno;
- carenza nella formazione specifica del personale (sostegno e soprattutto curricolari);
- isolamento delle prassi e mancata o scarsa diffusione delle esperienze positive (basso livello di radicamento delle buone prassi e carenza di sistemi informativi dedicati per la loro diffusione);
- carenze nella documentazione delle esperienze;
- coinvolgimento marginale ed episodico della famiglia nella pianificazione, attuazione e verifica degli interventi;
- scarsa attenzione alla valutazione degli interventi;
- scarsa collaborazione con le istituzioni e le associazioni del territorio.
L’individuazione dei punti critici ha indotto il gruppo di lavoro della ricerca, insieme ad altri professionisti, a studiare soluzioni e ad implementare un nuovo progetto che ha puntato, oltre che sulla collaborazione interistituzionale (Scuola-ASL) anche sulla partecipazione attiva dei rappresentanti delle famiglie (attraverso le associazioni presenti nel territorio e la Consulta provinciale per la disabilità). Il progetto, denominato S.A.Qu.I., ha portato alla realizzazione di un manuale di autovalutazione della qualità dell’integrazione/inclusione, composto da circa 300 requisiti suddivisi in 23 aree, e alla sua condivisione e approvazione attraverso una consensus conference.
Successivamente, dopo l’attuazione di un breve corso per formare gli insegnanti al compito di facilitatori e di visitatori, è stato avviata la prima sperimentazione del manuale attraverso la realizzazione delle autovalutazione e lo scambio di visite tra pari con la finalità di validare il manuale e verificarne le potenzialità come strumento di miglioramento (sviluppo) organizzativo.
Alla realizzazione del manuale e alla sua sperimentazione hanno partecipato sinora direttamente più di un centinaio tra professionisti (di scuola, ASL ed Enti Locali) e genitori.
I risultati della prima fase di sperimentazione delle visite tra pari e il manuale sono stati presentati in un convegno a Viterbo nell’ottobre 2009 alla presenza di esperti del settore e di addetti ai lavori, oltre alle associazioni che rappresentano i disabili.
Il “Sistema di Autovalutazione della Qualità dell’Integrazione”(S.A.Qu.I.) ha come metodo d’intervento la promozione di azioni sul versante organizzativo-gestionale volte al miglioramento della qualità dell’integrazione scolastica mediante autovalutazione e valutazione esterna (a carattere consulenziale con lo scambio di “visite tra pari)”.
Il manuale e lo scambio di visite costituiscono, quindi, degli strumenti, all’interno di una metodologia di sviluppo organizzativo basata sul modello della ricerca-intervento, per promuovere sia la realizzazione di processi organizzativi sempre più evoluti, sia la diffusione (possibilmente anche la valutazione) delle migliori pratiche d’intervento (benchmarking) e di modelli culturali sempre più attenti alle esigenze delle persone con disabilità o con bisogni educativi speciali.
Il manuale di autovalutazione attraverso i suoi requisiti rappresenta dunque uno strumento per l“Audit” o assessment organizzativo (interno) sull’integrazione/inclusione scolastica. Non va assolutamente considerato come un semplice strumento per la verifica della conformità.
Le sua principale funzione non è infatti registrare l’aderenza ad un modello ma piuttosto fornire una serie di opportunità per:
- •“sostenere” e orientare le decisioni dei professionisti della scuola nell’ambito soprattutto dei processi organizzativi per migliorare la qualità dell’integrazione/inclusione;
- •promuovere una cultura orientata alle scelte innovative (possibilmente filtrate attraverso la ricerca e/o la valutazione delle esperienze), alla formazione permanente e alla costituzione di reti di scuole, di istituzioni e soprattutto di professionisti;
- •consentire il confronto delle esperienze e diffondere le prassi migliori nell’ambito dell’integrazione/inclusione;
- •promuovere motivazione e crescita professionale;
- •sostenere la centralità dello studente e la partecipazione delle famiglie.
Il manuale rappresenta essenzialmente una “mappa” organizzativa e implica pertanto la costruzione di un modello ideale di organizzazione il più possibile condiviso che viene ad essere delineato attraverso l’insieme dei requisiti costruiti collettivamente dagli stessi professionisti che li utilizzeranno. Alcuni dei requisiti possono, così, essere scelti, nel momento in cui non risultano realizzati in quel determinato contesto organizzativo, come “obiettivi” di miglioramento su cui lavorare.
Nei requisiti del manuale è stato dato rilievo non solo alle azioni ritenute opportune per migliorare la qualità dell’integrazione degli studenti disabili ma anche alle necessità organizzative per promuovere iniziative ed interventi didattici ed educativi in favore di tutti gli alunni con bisogni educativi speciali analogamente a quanto previsto nella già citata legge 5/2006 della Provincia autonoma di Trento.
Un ulteriore punto di specificità introdotto nel manuale è stato il ribadire, attraverso vari requisiti, la rilevanza del modello bio-psico-sociale, proposto dalla OMS attraverso l’ “International Classification of Functioning, disability and health – version for Children and Youth” (ICF-CY), riferimento ormai ritenuto fondamentale per la definizione della Diagnosi Funzionale, del PEI e del progetto di vita.
Gli sviluppi attuali del progetto S.A.Qu.I prevedono per i prossimi due anni la sperimentazione dell’intervento attraverso le autovalutazioni e lo scambio di visite tra pari sia nelle istituzioni scolastiche del Lazio sia in altre zone del territorio nazionale, possibilmente costituendo reti di scuole organizzate su dimensioni territoriali di tipo provinciale o regionale, per la definitiva messa a punto del metodo d’intervento e del manuale di autovalutazione.
L’obiettivo della seconda fase del S.A.Qu.I. è di migliorare i processi organizzativi alla base della qualità dell’integrazione attraverso applicazione di un intervento basato su un sistema di autovalutazione e di valutazione tra pari.
Ci si aspetta che le istituzioni scolastiche coinvolte organizzino situazioni strutturate di dialogo tra loro e con il territorio, che la rete di scuole sia ampia per una maggiore diffusione della metodologia di intervento e che, infine, sia possibile sperimentare e validare un manuale di requisiti per l’autovalutazione della qualità dell’integrazione.
[1] Dirigente scolastica Roma
[2] Psicologo AUSL di Viterbo
[3] Allegato parte integrante Regolamento Provincia autonoma di Trento
[4] Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, MIUR 4/08/2009
[5] Manuale di autovalutazione della qualità dell’integrazione scolastica, a cura di III° Circolo didattico di Viterbo, ASL di Viterbo e Ufficio Scolastico Provinciale di Viterbo